C’era una volta la Nazionale italiana.

Dobbiamo parlare ormai al passato, visti gli ultimi risultati vergognosi della nazionale maschile e ancora più recentemente di quella femminile, uscita in maniera assurda contro le dilettanti del Sudafrica, che hanno battuto le avversarie azzurre con un clamoroso 3-2 nell’utlima edizione dei Mondiali dove l’Italia è uscita in maniera inimmaginabile.

Avanti le sudafricane, che accedono agli ottavi, vincendo una partita ai mondiali per la prima volta nella loro storia. Le colpe sono state date quasi esclusivamente alla CT Milena Bartolini, che lascerà con ogni probabilità la panchina azzurra, per le scelte fatte.

Ma basterà davvero questo per dare risposta ad una prestazione vergognosa? O sarà soltanto l’ennesimo “capro espiatorio” per nascondere una gestione FIGC ormai completamente fallimentare?

La risposta potrebbe arrivare, almeno in parte, andando a scoprire chi sono le giocatrici dalle quali le nostre azzurre hanno preso una vera e propria lezione di calcio.

L’allenatrice della africane le ha definite “eroine che hanno fatto la storia“. Perchè? Perchè le ragazze del Sudafrica sono tutte giocatrici dilettanti, a differenza delle nostre. A dimostrazione che le risorse messe nel nostro calcio sono state compeltamente fallimentari. Le calciatrici del Sudafrica devono tutte lavorare per poter mangiare, si allenano in orari assurdi proprio per contemplare il gioco col lavoro e soprattutto fanno questo sport per PASSIONE. Quella cosa che in Italia non si vede più da molti anni, con calciatori (parliamo dei maschietti) sempre alla ricerca di un nuovo contratto e di un nuovo stipendio.

Che le donne abbiano preso già il peggio dai colleghi maschi?

La Passione, quella vera, porta anche riconoscimenti economici, perché le calciatrici africane vedranno raddoppiato il loro premio in denaro, che per tutte loro “ci cambia la vita“, come ha detto il porteire Kaylin Swart, visto che sono cifre che finora “possiamo solo sognare“.

“Il calcio femminile in Sudafrica non è professionistico, quindi non veniamo pagate davvero” ha spiegato la Swart, aggiungendo che “Io lavoro a tempo pieno dalle 9 alle 17 tutti i giorni e mi alleno dalle 19 alle 21. E’ difficile essere una calciatrice in Sudafrica. Facciamo quello che possiamo per amoredel gioco e speriamo che un giorno sarà reso professionistico. Abbiamo fatto la storia, questo è enorme per noi come Paese. Adesso molte ragazze possono vederci come modelli. Ci vedranno come le loro eroine. Lo abbiamo sognato per tanti anni.”

Qui il video della clamorosa sconfitta delle italiane

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