Alla fine la Fiorentina si scopre specchio di se stessa.

Nella seconda finale, quella che poteva davvero vincere perché il West Ham si è dimostrata squadra assolutamente battibile, sono venute fuori tutte le lacune che hanno caratterizzato la stagione viola.

Tanto possesso palla, poche vere occasioni, qualche gol sbagliato in maniera colossale, attaccanti non pervenuti, una difesa imbarazzante. E così, dopo che la Fiorentina era riuscita a pareggiare grazie al solito Bonaventura, spesso predicatore nel deserto, ad un rigore che poteva tagliare le gambe, il danno stavolta è arrivato a 2 minuti dalla fine, quando fa più male.

E per l’ennesimo obbrobrio difensivo, Biraghi che non tiene la linea del fuorigioco, Igor appena entrato che si lascia sfilare accanto Bowen senza pensare minimamente ad un fallo tattico, il giocatore del West Ham che si presenta davanti a Terracciano e addio coppa. Un film già visto, troppe volte.

Perdere una finale fa male, figuriamoci perderne due. E quasi regalandole.

Il gioco di Italiano è rischioso, lo si sapeva. E la sensazione è che con questa rosa si sia raggiunto molto più di quanto fosse possibile. C’è da applaudire, forse per questo motivo, per aver raggiunto qualcosa che era impensabile ad inizio stagione.

E poi c’è da riflettere, ancora di più sul futuro. Perché una (doppia) delusione così rischia di spegnerti e per questo c’è da capire da chi ripartire. E chi sarà bene salutare.

A partire dalla prima risposta da avere: che farà Italiano? Alla quale ne dovrannno seguire tante altre, da Nico Gonzalez a Amrabat, da Jovic a Cabral. Perchè in questo momento, l’anno prossimo, l’Europa non c’è.

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