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Nella seconda partita di Coppa Italia (Quarti di finale) della stagione, dopo essere uscita vittoriosamente per 3-2 contro la Sampdoria grazie al rigore siglato in extremis da Veretout, la Fiorentina deve affrontare la Lazio all’Olimpico. Si gioca per la prima volta il 26 dicembre.

In Campionato l’incontro si è concluso in parità per 1-1 grazie al rigore siglato nell’over time da Babacar.

Per l’occasione Pioli lascia in panchina Badelj e Thereau, al loro posto Sanchez in mediana e Saponara con Chiesa a sostegno della punta Babacar preferito a Simeone. Ghiotta occasione per il senegalese per dimostrare al mister di poter contare su di lui dall’inizio dopo i gol segnati sempre da subentrato. Tra i pali confermato il “portiere di Coppa” Dragowsky al posto di Sportiello. Confermato in difesa il giovane Milenkovic al posto di Pezzella. Inzaghi invece manda in campo la miglior Lazio possibile con gli unici Immobile e Luis Alberto lasciati in panchina.

La Lazio parte subito forte, la Fiorentina è in affanno. Bastano solo 6 minuti ai biancocelesti per trovare il vantaggio: assist di Milinkovic-Savic (uno dei più grandi rammarichi della Fiorentina per il mancato arrivo in Viola) per Lulic, che ha il tempo di rientrare sul destro e battere abbastanza agevolmente un Dragowky incolpevole.

C’è tutto il tempo per rimediare ma la Fiorentina non è scesa in campo. Benassi e Saponara vagano per il campo come “fantasmi” alla ricerca di sè stessi, la manovra viola è lenta e impacciata. Sanchez recupera palloni ma non è in grado di creare gioco.

La Lazio sfiora più volte il gol, ma si va al riposo col minimo vantaggio solo grazie ad alcune prodezze di Dragowsky (alla fine risulterà il migliore in campo per i gigliati, che la dice tutta sulla partita della Fiorentina).

Al rientro in campo Pioli sostituisce Benassi e Saponara (gravemente insufficiente la prova di entrambi) con Simeone ed Eysseric. Si prova con le due punte per aumentare il peso offensivo della squadra.

Ma servirà a ben poco, perchè la Fiorentina riuscirà ad impensierire la Lazio solo grazie ad un bel tiro del solito Chiesa che Strakosha tocca quel poco che basta per deviare il pallone in angolo.

Al ’73 Pioli prova a giocare anche la carta Gil Dias. Anche lui deludente.

Il risultato non cambia più, la Lazio passa il turno e la Fiorentina saluta l’unico vero obbiettivo della stagione.

 

La partita a modo mio

La sensazione è che la Fiorentina non credesse più di tanto alla possibilità di giocarsi fino in fondo questa competizione. Troppo rinunciatarie le scelte di Pioli per poter impensierire questa Lazio. C’è del resto da dire che troppo giocatori della Fiorentina stanno giocando sotto le loro vere (o presunte ) possibilità. Benassi quest’anno ha brillato solo per un paio di partite, Saponara resta un “oggetto misterioso”. Entrambi sono costati molti soldi e sono la delusione più grande di questa squadra. Babacar aveva l’occasione per smentire tutti e ancora una volta l’ha persa. Impalpabile, spesso assente. Come ogni volta che è stato chiamato a prendere per mano la squadra. Anche Eysseric, subentrato nel secondo tempo, continua a deludere. Quando è arrivato a Firenze aveva giurato di onorare la Gloriosa maglia numero 10 che aveva tanto voluto. Forse sarebbe il caso di fargli vedere qualche video di chi l’ha indossata qualche (troppi ormai) anni fa. Deludente anche la stagione di Gil Dias. Da lui ci si aspetta sempre una svolta che non arriva mai. I tifosi sono imbestialiti con Pioli per le scelte di formazione. Forse hanno anche ragione. Bisogna però tenere presente che la qualità della rosa di questa squadra è davvero esigua. Che sia stato un messaggio da parte dell’allenatore alla (sorda, in questo senso) Società? Uniche note positive della serata: la bella prestazione di Dragowsky, il ruolo tra i pali è forse l’unico ad essere, ad oggi, ben coperto. La conferma in difesa di Milenkovic e la solita “fame” di Federico Chiesa, l’unico a non arrendersi mai. Per il resto l’impressione (e non sol ormai quella) è che ci sarebbe ancora molto da lavorare per migliorare questa squadra. Ma ci vogliono le intenzioni. Quellle che a Firenze mancano ormai da troppo tempo.

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