“Re Franck” mette le mani avanti.

Già alla fine della scorsa stagione, con un anno ancora di contratto, Ribery aveva messo in conto l’ipotesi di rientrare anzitempo in Germania. Complice anche il furto subito nella sua villa fiorentina che aveva spaventato non poco la famiglia Ribery. Tanto che la moglie e i figli avevano scelto di non rientrare nel capoluogo toscana e di rimanere nella loro abitazione tedesca.

Una “solitudine” che, di fatto, ha reso malinconico il campione francese, aggiunta alla delusione per una squadra che non gira come forse avrebbe sperato. Insomma, una avventura italiana non andata come sperato per “Re Franck”.

A giugno scadrà il suo contratto, che per la Fiorentina è anche piuttosto oneroso in termini di ingaggio (visto che il cartellino non è costato nulla, essendo il giocatore svincolato).

E in una recente intervista rilasciata alla Sport Bild, ha annunciato che a fine contratto cola Viola potrebbe far rientro “a casa”:

Ora penso solo alla Fiorentina, sono importante per questa squadra. Però non escludo che afine contratto possa tornare in Germania. Non mi sento di escludere nulla“.

Insomma, il giocatore più “appariscente” con cui si era presentato Commisso ai suoi nuovo tifosi, non ha lasciato il segno per quanto si immaginava. E soprattutto non è stato possibile per il francese far decollare il “progetto Fiorentina”.

Certo lui ci ha messo del “suo” a causa dei numerosi infortuni che lo hanno costretto a saltare quasi la metà delle partite ufficiali della squadra. La pochezza della squadra intorno a lui ha fatto il resto.

Ma a Firenze ha fatto vedere anche le sue magie, soprattutto nella partita della scorsa stagione a Milano contro i rossoneri dove si portò a casa l’ovazione del pubblico di San Siro e quest’anno, sempre a Milano, contro l’Inter. Troppo poco, però, per un giocatore che pur con i suoi quasi 38 anni (li compirà ad aprile) è nel libro paga della società gigliata per 4 milioni a stagione.

Nella sua intervista, dove parla anche della sua ex squadra, il Bayern Monaco, Ribery non nasconde il suo rammarico nel dover giocare a porte chiuse senza pubblico:

Giocare a porte chiuse non è stimolante. A me il pubblico manca molto“.

Affermazione che spiega anche la difficoltà che hanno, oggi, i giocatori di affrontare le partite negli stadi vuoti. E che, soprattutto senza un pubblico come quello viola sugli spali, fa senz’altro la differenza.

In maniera maggiore per un campione come lui, abituato ad esere osannato in ogni stadio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *