Tuttosport ha raccontato la cronostoria del trasferimento di Dusan Vlahovic alla Juventus:

A due settimane dalla fine del mercato tutto sembra tranquillo. Tognozzi marca Vlahovic, ma i movimenti sembrano più preparare l’assalto estivo. Gli altri club interessati ronzano intorno al giocatore, ma senza affondare il colpo nella trattativa. Poi arriva la telefonata: «L’Arsenal vuole incontrarci. Stanno parlando con la Fiorentina e sono molto avanti per la cessione», dice un agente di Vlahovic a Tognozzi. «Ma per l’estate?». «No, per subito, per gennaio». Boom! In un secondo tutto cambia. La Fiorentina è disposta a vendere a gennaio, dunque bisogna muoversi. Anche perché è chiaro, per primo a Cherubini (subito informato da Tognozzi), che Vlahovic preferirebbe rimanere in Italia e la Juventus lo attira più dell’Arsenal, ma il crescere della tensione ambientale a Firenze e il timore di perdere un’occasione milionaria possono spingerlo verso Londra.

Cherubini vola da Maurizio Arrivabene, amministratore delegato della Juventus, e gli spiega la situazione: «Possiamo prendere Vlahovic subito. O anche perderlo… È uno dei tre più forti centravanti della sua generazione e la Fiorentina vuole 85/90 milioni di euro, si può trattare e scendere ma non tantissimo, anche perché ci sono gli inglesi dietro e forse si sta per muovere anche il Borussia Dortmund». Arrivabene, in quel momento, affronta due decisioni: decidere se è un investimento che vale la pena (e decide di sì insieme a Cherubini); capire come far quadrare i conti dell’operazione, quindi farseli approvare da Andrea Agnelli e John Elkann. Nel giro di ventiquattro ore ha il via libera e parte la trattativa con la Fiorentina. La spinta di Arrivabene è decisiva.

Con la Fiorentina i discorsi filano lisci. La posizione viola è inequivocabile: vuole cedere il giocatore. D’altra parte lo sta trattando con l’Arsenal. E la sera del 24 gennaio Daniele Pradè, direttore sportivo della Fiorentina, apre le porte alla Juventus, con una dichiarazione a Sport Italia: «La Fiorentina ha ricevuto delle offerte importanti per Vlahovic, erano offerte molto molto sostanziose, ma non abbiamo mai avuto riscontro dall’entourage del giocatore. Da parte nostra c’è sempre stata una grande trasparenza in tutte le dichiarazioni. Tutte le nostre porte sono aperte in questa situazione».

Sottinteso: Juventus compresa. In quel momento, in realtà, la trattativa è già a un punto incoraggiante. I bianconeri hanno la disponibilità esclusiva del giocatore, che sta rifiutando qualsiasi altra soluzione, mentre i due club stanno discutendo la formula con cui verrà pagato il cartellino. Da una parte c’è l’esigenza di maggiore dilazione, dall’altra vale il motto: tutti e subito. Ovvio che il traguardo sarà un compromesso.

A quel punto c’è l’appuntamento a Firenze. Cherubini e Arrivabene arrivano nell’ufficio di Joe Barone con una valigetta. Dentro ci sono tre offerte scritte, tarate su tre valutazioni differenti. I dirigenti parlano, trattano, discutono: i bianconeri fanno capire di essere seriamente interessati a Vlahovic e di volerlo prendere subito; il viola recita la sua parte, cercando di tirare sul prezzo.

Alla fine della chiacchierata Barone fa per salutare Arrivabene e Cherubini. Si solito si fa così nelle trattative di calciomercato: seguiranno – pensa Barone – delle offerte verbali, sulle quale iniziare un tira-e-molla mercantile, prima dell’offerta scritta. Invece Arrivabene spacca tutto. Nel senso che chiede un momento a Barone, si apparta con Cherubini e, dopo una breve consultazione, sceglie una delle offerte preparate sulla carta intestata della società.

La firma in calce e, tornato nella stanza di Barone, gliela porge. «Questa è la nostra offerta, vale 48 ore». Boom! Barone prende il foglio, lo legge e sobbalza. La cifra è intorno ai 75 milioni, con una serie di bonus. Lui che aveva iniziato la trattativa dicendo: «Mi raccomando, niente formule Locatelli», riferendosi a rateizzazioni creative e prestiti, si trova in mano un foglio di carta che vale 75 milioni e deve prendere una decisione in pochissimo tempo. Niente mercanteggiare: prendere o lasciare. La mossa di Arrivabene colpisce nel segno. Barone chiama Commisso e la risposta arriva ben prima delle 48 ore previste. «Accettiamo».

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