Il bilancio parla chiaro: 11 sconfitte, 7 pareggi, solo 6 vittorie in 24 partite. Inesorabile. Certo non si possono addossare tutte le colpe della stagione a Cesare Prandelli, anche perchè è subentrato a stagione in corso.
Ma una cosa è ormai evidente a tutti: quello scossone che doveva aver determinato il cambio in panchina, non c’è stato. Si sperava che il buon Cesare potesse tirare fuori quella “qualità” che molti di noi avevano intravisto nella rosa della Fiorentina. Ma il fallimento è stato completo.
A questo punto pare evidente che la squadra viola, annunciata da tanti addetti ai lavori come possibile “sorpresa del campionato”, si è rivelata un flop. Certo, che questo sia un campionato atipico è evidente a tutti, con squadre certamente blasonate che sono in lotta per non retrocedere (Parma, cagliari, Torino…appunto Fiorentina…).
Ma tutto questo non è sufficiente a spiegare la spaventosa involuzione in cui si è inserita la squadra viola. Anche perchè, è recidiva. Ormai sono troppe le stagioni in cui la squadra “naviga” in brutte acque e la luce in fondo al tunnel sembra sempre più lontana.
La Fiorentina alterna partite buone (poche), qualche grande exploit (raro) a esibizioni al limite dell’imbarazzante (tante, quasi tutte). E nessuno sembra possedere la chiave di volta.
Commisso predica pazienza, ma la sensazione è che di pazienza ne sia rimastra poca anche a lui. Barone è sempre impegnato nelle mille faccende societarie e comunque, nè lui nè il presidente, sono uomini di calcio nel vero senso della parola.
Il DS Pradè è il primo responsabile del fallimento tecnico, non si scappa. Troppi giocatori senza motivazione, troppi giocatori venuti qui a svernare. E un attacco lasciato tutto sulle spalle di un ragazzo di 20 anni.
Ergo, un progetto tecnico fallimentare. Ma la domanda è: basta questo per spiegare i risultati catastrofici di questa (ennesima) stagione? Possibile che con giocatori come Milenkovic, Quarta, Pezzella, Caceres, Amrabat, Pulgar, Castrovilli, Callejon, Ribery, Bonaventura, Vlahovic, Kouamè… la Fiorentina non riesca a mettere in campo un gioco quantomeno decente? Difficile da comprendere.
Allora l’attenzione si deve spostare, giocofòrza, sulla guida tecnica. Ma anche in questo caso le spiegazioni sono difficili.
Montella non era riuscito a trovare il “bandolo della matassa”, probabilmente lui non aveva una rosa come quella dell’ultimo anno. Iachini era riuscito a trovare una sorta di quadratura del cerchio, rinunciando allo spettacolo e giocando al minimo per portare a casa il risultato. Qualche volta andava bene, altre no. Spesso, no.
Allora si è puntato al ritorno di Cesare, un allenatore che a Firenze aveva fatto benissimo. Ma diversi anni fa, con un’idea di calcio forse un po’ troppo “antica”. Sia chiaro, questa squdra non è stata certo costruita per lui e quindi il tecnico di Orzinuovi si è dovuto adattare per cercare dei punti fermi. Che probabilmente non ha ancora trovato.
Prandelli si era presentato con la volontà di ridare un gioco alla squadra, di farla uscire velocemente dalle brutte acque e di ricominciare un nuovo campionato. Cosa che non gli è riuscita. Perchè a marzo la squadra è poco lontano, in classifica, da dove la aveva trovata. Ma adesso sembra il primo ad essere spaventato, ad essere consapevole che questa squadra può davvero retrocedere. E allora subentra la paura, perchè ieri a a Udine ha giocato per il “punticino”, non ha mai provato a vincerla. Neanche coi cambi.
Il mister viola ha le idee chiare, questa squadra deve pensare a salvarsi e basta. Ma i giocatori che scendono in campo, chiunque essi siano, non sembrano aver recepito il messaggio. Basta vedere con quale agonismo scendono in campo i giocatori di squadre concorrenti alla Fiorentina nel giocarsi la salvezza, per rendersi conto che quelli viola sembrano più scendere in campo… per un pic nic.
Molti giocatori sono sul piede di partenza e non hanno probabilmente grande motivazione nel lottare per i colori viola. Altri vorrebbero, ma non hanno forse le qualità per farlo. Quello che manca, quindi, è una squadra nel vero senso della parola. Abbiamo vissuto sugli exploit di qualche giocatore, ma la Fiorentina non è mai esistita come squadra. E questo è molto pericoloso.
Chi dovrebbe intervenire a questo punto, per far capire ai giocatori che non è più il tempo di scherzare? Prandelli predica attenzione, chiede ai suoi di essere operai e di battersi in campo. Ma la risposta pare essere nulla. Tanto che ci sorge un dubbio: la squadra sta seguendo il suo allenatore?
Ci ritorna in mente il “vecchio ” Cecchi Gori, quando minacciò tutta la rosa di finire con la squadra in Serie B in caso di retrocessione. E alla fine lo fece davvero. Se non si motivano i giocatori con le buone, perchè non provare con le “cattive”? Magari qualche Milenkovic o qualche Pezzella (ma vale per tutti), d’ora in poi, farebbero più attenzione quando scendono in campo. Per non ritrovarsi l’anno prossimo nella serie cadetta con la maglia della Fiorentina, invece che nelle squadre in cui già pensano di andare a giocare.
Vittorio (almeno su questo) docet.