Qualche giorno fa, il direttore tecnico della Fiorentina, Nicolas Burdisso, si è reso protagonista di un’uscita ritenuta poco piacevole riguardo il futuro di alcuni giocatori viola.
In particolare, riferendosi a Nico Gonzalez e Martinez Quarta, l’ex Inter nel definirli come giocatori di grandissima qualità e futuro, si è espresso sul loro conto dicendo di non essere in grado di sapere per quanto tempo la Fiorentina riuscirà a trattenerli in maglia viola.
Niente di così sconvolgente, sia chiaro. Del resto il calcio di oggi è così, non esistono bandiere italiane, figuriamoci venute dall’estero.
Ma l’affermazione di Burdisso ha stonato, nei sogni viola e, almeno lo speriamo, in quelli del presidente Commisso. Che di certo ha sofferto l’addio di Federico Chiesa prima, un giovane sul quale avrebbe voluto puntare per il rilancio della sua Fiorentina, come quello prossimo di Dusan Vlahovic.
Oltreutto Burdisso si è riferito a due giocatori che sono arrivati da poco in maglia viola e devono ancora dimostrare tanto se non tutto. Perché dunque la necessità di quella uscita così infelice? Sicuramente uno scivolone senza cattiveria.
Ma se sono arrivate alle orecchie del presidente e non dubitiamo che ciò sia accaduto, c’è da scommetterci che una “tiratina di orecchie” sarà arrivata al direttore tecnico viola. Perché la Fiorentina non ha intenzione di diventare il supermercato di nessuno. Tantomeno per un presidente che ha alle spalle una azienda che è tra le prime cinque negli Stati Uniti nelle telecomunicazione e una società calcistica tra le mani, che è quinta in Italia per la sua storia calcistica.
Firenze deve tornare ad essere considerata come un punto importante nella carriera di un giocatore, come è sempre stata nella sua storia. E non un trampolino di lancio per giovani calciatori, come è diventata negli ultimi anni.