Il passivo da 40 milioni e la strategia di Commisso

L’obiettivo è quello di crescere, anno dopo anno, ma “non spenderò 100 milioni per un giocatore visto che non ne fatturo 400” è la logica imprescindibile ribadita ancora una volta dal patron viola nell’ultima conferenza stampa. E chi pensa sia possibile fare altrimenti è un folle.

Ci sono numeri che devono tornare, lasciando perdere quelle società che vivono nella perdita e che, in un modo o nell’altro, la spuntano sempre. Non è la strategia di Rocco, che di finanza se ne intende più che di calcio, considerando che ha fatto della Mediacom una delle aziende più performanti di tutti gli Stati Uniti partendo da zero.

Ed è proprio la Mediacom, l’ancora di salvataggio ogni anno della Fiorentina. Quando Commisso dice che guadagna i soldi in Mediacom per spenderli nel club viola, ha le sue ragioni. Ogni stagione lo sponsor Mediacom ha versato nelle casse gigliate cifre sempre superiori, fino ad essere arrivate a raggiungere gli attuali 35 milioni. E non dimentichiamo che Mediacom non ha alcun tipo di interesse commerciale in Italia.

Questo perché gli introiti della Fiorentina non crescono, discorso diverso sarebbe stato con lo stadio di proprietà, ma di questo abbiamo parlato già molte volte, inutile tornarci sopra. L’obiettivo dei dirigenti viola sarà quello di fornire a Vincenzo Italiano una squadra rafforzata senza mettere mano al portafogli, visto che anche l’ultimo esercizio commerciale si chiuderà con una perdita di 46 milioni. Che ancora una volta saranno coperti, in parte, dalla sponsorizzazione Mediacom, ovvero da Rocco Commisso.

Perchè è lui che mette i soldi e che li rischia, non come fa chi gestisce i soldi dei fondi, rischiando soldi altrui, come lui stesso ha sottolineato sempre nell’ultima conferenza con i giornalisti prima di tornare negli States.

Il totale delle perdite, da quando Rocco Commisso ha acquistato la Fiorentina, è di quasi 40 milioni, senza considerare i soldi per l’acquisto del club versati ai Della Valle e quelli, tantissimi, spesi per il Viola Park, l’unico strumento con cui Rocco conta di incrementare, seppur di poco, gli introiti societari.

Ecco che il prossimo mercato serviranno dei sacrifici, come la partenza di Amrabat anche se, più che un vero sacrificio di Rocco, trattasi di una volontà del giocatore. Perché nonostante ciò che dica, poi Rocco quando c’è da tentare un sacrificio per tenere un campione lo fa sempre. Come fece in tempi non sospetti con Chiesa e Vlahovic.

Vendere bene per acquistare meglio. La strategia che, del resto, ha portato lo scudetto a Napoli. E che scudetto, in un campionato dove non c’è mai stata storia. E dopo aver venduto i pezzi più pregiati per sostituirli con intuizioni a dir poco geniali. Ecco, questo semmai potrebbe essere il punto: si dimostreranno Barone e Pradè all’altezza di Giuntoli?

Ciò nonostante, la Fiorentina non ha intenzione di ridurre il monte ingaggi, come fece, è bene ricordarlo, l’ultima gestione Della Valle, vendendo quasi “a forza” tutti quei giocatori che pesavano troppo sui bilanci societari. A questo Rocco non è mai arrivato, almeno per ora. Anzi. Negli ultimi anni il monte ingaggi viola è sempre aumentato, segno che c’è e forte la volontà di puntare su giocatori forti, chiaramente per quelle che sono le possibilità viola. 63 milioni di euro lordi, che Rocco non ha intenzione di ritoccare al ribasso nemmeno senza Europa. E non è poco, statene certi. Lo dimostra la volontà di tenere comunque giocatori con ingaggi molto alti, come Gonzalez, Dodò, Milenkovic e Bonaventura. Oltre allo stesso Biraghi per il quale è stata fatta valere l’opzione fino al 2025. Si riparte da loro, sperando di avere quest’anno qualche altra buona intuizione alla Dodò che, alla lunga, non ha niente da invidiare a quelle che hanno portato Kvara e Kim in azzurro.