Le parole di Robin Gosens durante l’evento del marchio Montezemolo, fashion partner della Fiorentina, riportate da gianlucadimarzio.com:

Quando ero in Olanda mi chiamò Sartori per venire a giocare all’Atalanta, un club che non conoscevo. Cercai la squadra su Google e vidi che stava per andare in Europa League e quindi accettai. Non fu facile all’inizio andare via dal mio paese e dalla mia famiglia ma poi tutto andò bene. Il primo anno ho sofferto mentalmente. Avevo un allenatore che chiedeva tanto ai propri calciatori e che sicuramente è un genio in campo, però può anche essere una una persona un po’ difficile fuori dal campo, lo sa anche lui quindi non dico segreti. Quindi è stato molto difficile perché lui mi parlava dal primo momento in italiano però non capivo ovviamente una parola”.

L’esterno tedesco ha poi continuato: “Nessuno parlava inglese però avevano le aspettative che facessi quello che mi chiedevano solo che non capivo una parola e quindi è stato difficile. Il primo anno non ho giocato tanto ho sofferto anche perché lontano dalla mia famiglia, non c’era nessuno che c’era lì per me. Sono molto grato e orgoglioso di aver tenuto duro perché poi nel secondo anno sono diventato un titolare e da lì è iniziata un’avventura bellissima che mi ha portato qui. Gli allenamenti di Gasperini ti portavano davvero al limite, ma poi avevi grandi risultati. Soffrivi ma soffrivi volentieri perché poi eri un calciatore migliore”.

Sull’avventura all’Inter: “Mi sono chiesto tante volte cosa non ha funzionato, per me è stato lo step giusto al momento giusto. Volevo provarmi in una big, anche se adesso l’Atalanta lo è. A causa degli infortuni e di un Dimarco che è esploso non è andata bene purtroppo”.

E infine sulla decisione di tornare in Italia dopo l’avventura all’Union Berlino, Gosens ha concluso: “Ho sempre sognato di tornare in Bundesliga perché era il mio campionato e giocare la Champions nella mia capitale era la scelta giusta. Purtroppo però non mi sono trovato bene, a livello sportivo e a livello di città. In poche parole non vedevo l’ora di tornare in Italia”.

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