Monza-Fiorentina, minuto 13, 0-2.
Monza-Fiorentina, minuto 59, 3-2.
In 46 minuti la squadra di Vincenzo Italiano non solo riesce a buttare alle ortiche una vittoria che sembrava, se non scontata, quantomeno piuttosto probabile dopo l’inizio devastante. Ma riesce perfino ad uscire dall’U-Power Stadium con zero punti e giocando una partita, da quel minuto 13 in poi, a dir poco sconcertante. Come se ad un certo punto un “raggio alieno” avesse trasformato i giocatori viola (ieri in tenuta blu) in campo in altrettanti “omini di calcio balilla”. Immobili a guardare il Monza ribaltare la partita, incapaci della pur minima reazione.
E noi, da umili tifosi, sempre a chiederci: ma come è possibile un tale blackout? Colpa di Martinez Quarta, che ha sbagliato di tutto e di più. No ma che dici, colpa del fatto che non abbiamo un portiere all’altezza. Macchè, è solo colpa di Italiano che non riesce a capire quando è il momento di giocare più attenti.
Forse tutto vero. Sta di fatto che questa squadra ci ha abituati ad un fatto: non le piacciono, o non le riescono, le cose semplici. Ma cosa vuol dire precisamente?
Quello che appare sempre più chiaro da questa squadra, è l’incapacità di gestire una partita e di continuare ad essere squadra quando prova a indossare un vestito che non è il suo.
Questa Fiorentina è stata costruita, o forse sarebbe meglio dire modellata dal suo allenatore, per avere una certa identità. Quella di una squadra che attacca, che pressa fino alla morte, che corre per tutto il campo per 90 minuti e oltre. Senza essere in grado di fare alcun tipo di calcolo. E mantenendo sempre una concentrazione quasi da “sotto stress”. Se la tensione si allenta, ciao Fiorentina.
La riprova si è vista in ogni partita in cui la Fiorentina ha provato a gestire. Vedi ritorno contro il Braga dopo il netto 4-0 dell’andata o ancora più recentemente in quella contro il Lech dopo il netto 4-1 in Polonia. Solo dopo lo 0-2 dei portoghesi e lo 0-3 dei polacchi la squadra ha reagito dopo essere finita “sotto tensione”. Quella tensione che in qualche modo l’ha riportata a indossare nuovamente la sua vera identità, la sola che la squadra conosca: quella spregiudicata che corre, pressa e gioca per 90 minuti e oltre.
Certo, alla lunga è una situazione stancante, che rischia di mettere a repentaglio la forza mentale della squadra. Ma la Fiorentina non conosce mezze misure, non sa gestire, sa solo giocare a pallone. E fin quando lo fa non ce n’è per nessuno, arrivando perfino a mascherare i propri limiti e le proprie pur evidenti debolezze. Ma quando smette di farlo, diventa una squadra mediocre.
Lo ha detto lo stesso Italiano in conferenza stampa dopo la disfatta di Monza, “se non rimaniamo concentrati diventiamo una quadra normale” che è un po’ quello che stiamo dicendo in questa analisi. Io la definirei mediocre, più che normale.
Adesso il campionato è finito, l’unico modo per dare un senso alla stagione è quello di raggiungere le finali di coppa (Italia e Conference) che sono alla portata della Fiorentina. Ma per farlo serve mantenere il giusto stress mentale, la giusta concentrazione, essere sempre e soltanto la Fiorentina dei primi 13 minuti di Monza.
Niente calcoli, niente gestione del risultato. Non è nella sua natura. Non è capace di farlo.
Perché la finale di Coppa Italia è ad un passo, quella di Conference appena a due. E se per la Fiorentina dei primi minuti di Monza potrebbe essere quasi una “passeggiata” visti gli avversari non certo irresistibili, per quella dei successivi 80 minuti di Monza diventerebbe certamente una missione quasi impossibiile.
La fortuna è soltanto una: che questo, Vinceno Italiano, dovrebbe ormai saperlo bene. Speriamo anche i giocatori.