Ecco la prova che, nel vero calcio, le “strisciate” non contano nulla!!

C’è un calcio fatto di soldi, di interessi, magari di scudetti e coppe certo, ma senza Cuore. Senza quella Passione che dovrebbe essere sempre alla base di questo sport, almeno di quella versione che conoscevamo da bambini. Quando giocare per una squadra, per una maglia, per dei colori, per una città e per i suoi tifosi, rappresentava ancora qualcosa che andava oltre al portafoglio pieno.
Lo sappiamo bene a Firenze, noi che abbiao vissuto Giancarlo Antognoni, il “ragazzo che giocava guardando le stelle”, l’Unico Dieci, il Capitano. Quell’Uomo che a Firenze e alla sua maglia viola ha dedicato la vita. Senza mai ascoltare le sirene del denaro, del potere, perfino delle “facili” vittorie.
E non solo il nostro Giancarlo, a Firenze abbiamo avuto la fortuna di conoscere, di amare, un giovane ragazzo arrivato con i ginocchi distrutti. Un ragazzo che aveva pensato di lasciare il calcio, per il dolore, per la paura di non essere più un giocatore.
Parlo ovviamente di Roberto Baggio, il “Divin Codino”.
Il suo film è appena uscito su Netflix e ha raccolto diverse critiche, soprattutto perchè si parla poco di calcio.
In effetti si parla della conversione al Buddhismo, della crescita umana di Roby grazie a quel proprietario del negozio di dischi, Mister Disco a campo di Marte, Roberto Boldrini.
Si parla della sua crescita spirituale, della voglia di non mollare mai di fronte alle tante difficoltà che la vita gli ha messo davanti.
Del difficile rapporto con il padre e dell’amore per la famiglia. E soprattutto della fede, quella che ti spinge a credere sempre di poter ottenere ciò che sogni, ciò per cui combatti.
Ma, si parla anche di calcio.
Si parla del Vicenza, dove è cresciuto calcisticamente, si parla di Fiorentina, dove ha lasciato il suo Cuore e di Brescia, dove ha chiuso la carriera.
Ma non si parla, questo è vero, di Juventus, di Milan, di Inter. Niente di niente. Si parla di Nazionale, di quel “maledetto” rigore sbagliato in Usa ’94.
Ma nel calcio di Roberto Baggio, in quello che era il suo concetto di giocare a pallone, non c’è spazio per le sue esperienze “strisciate”.
Come se fossero state un passaggio della sua vita assolutamente insignificante.
Ed è per questo che lo abbiamo amato e sempre lo ameremo a Firenze, quel “Baggio di sole”.
Perché Roby è stato un giocatore di calcio. E’ stato (ed è ancora) un Uomo vero.
Lo abbiamo capito subito, quando raccolse quella sciarpa nel suo primo Fiorentina-Juventus da “rivale”, quando si rifiutò di tirare quel rigore poi sbagliato da De Agostini che decretò la sconfitta della Juventus.
Quel giorno abbiamo capito, che con i soldi nessuno avrebbe mai potuto riempire il Cuore Viola del “Divin Codino”.
Ancora una volta e per sempre, Grazie Roby!!!

Alessandro Mazzoni – QFR

QFR

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