Il patron del Lecco, Paolo Di Nunno, proprio non ci sta. Venerdì è arrivata la decisione, il Lecco (che aveva vinto lo spareggio per salire dalla C alla B) non è stato ammesso alla serie cadetta. La motivazione è che non è arrivato il permesso per giocare le partite a Padova visto che lo stadio di Lecco non è agibile per la Serie B.

E in definitiva non ci sono più i tempi tecnici per poter effettuare l’iscrizione. Come se non bastasse, non essendo stata fatta neanche (ovviamente l’iscrizione alla C), il Lecco dovrebbe ripartire addirittura dalla Serie D. Un caso clamoroso, di una squadra che vince uno spareggio per la promozione e invece, di fatto, viene retrocessa. Questo è il nostro calcio.

E Di Nunno attacca:

“Io il campionato l’ho vinto, non me l’hanno regalato e allora, signori, mi dovete dare la Serie B. Altrimenti, sapete cosa c’è: mollo tutto, questo calcio è sporco e la smetto di spendere soldi inutilmente. Sono stanco e mi sta venendo voglia di lasciare tutto. Mi chiedo che senso abbia giocare se ci tolgono una promozione che abbiamo conquistato con merito sul campo. Che senso ha tutto questo, allora chiudiamo i campionati e andiamo tutti al mare. Adesso prenderò un avvocato e chiederò spiegazioni alla Federazione. Mi devono spiegare perché le società pulite come la nostra restano fuori solo perché abbiamo lo stadio piccolo. Non è colpa mia se il Rigamonti-Ceppi non è adatto a fare la Serie B e in questa città non si può costruire uno stadio nuovo perché attorno ci sono solo montagne

La rabbia del Presidente viene anche dal fatto che lo spareggio per la B è stato rimandato di diversi giorni per la questione del Siena, mentre i termini per l’iscrizione alla B scadevano dopo due giorni, senza possibilità di avere ulteriore tempo.

Adesso la “patata bollente” passerà negli uffici della Giustizia Sportiva?

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