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Le prime parole del serbo, al momento della firma con la Juventus, lasciano a bocca aperta i suoi ormai ex tifosi. Non farò il suo nome. Perché per nome chiamo gli amici, per cognome le persone di cui ho rispetto.

Il più bel regalo di compleanno che potessi ricevere“.

Nessuna pietà, nessuna riconoscenza, nelle parole di un “uomo” che non ha ancora capito chi e cosa ringraziare per essere (forse) quello che parrebbe.

Probabilmente un grande calciatore, sicuramente un piccolo uomo, che facilmente ha dimenticato le sue origini. La stessa pietà impostata sullo zero che devono avere i tifosi viola nel considerare, il serbo, nelle proprie vite, d’ora in poi.

Guardare avanti, nel rispetto di quei giocatori che fanno parte di un progetto vero, sempre più vivo e che sportivamente medita vendetta. Perché i giocatori passano, gli ingrati ancora più velocemente. La maglia, solo quella, resta in eterno.

Un giorno tornerà a calcare la magica erba del Franchi, quella a cui dovrebbe prostrarsi perchè su quella stessa erba, un giorno, un uomo speciale ha creduto in lui. E dei tifosi ancora più speciali, giorno dopo giorno, lo hanno avvolto nell’abbraccio del loro amore, un amore tanto accecante, a tal punto, da far loro credere, persino, alle parole di un amore che pareva corrisposto, ma che era maledettamente falso.

Mai niente fu più falso.

Falso come colui che non ha avuto il minimo ritegno a voltare le spalle, per giurare amore ad una nuova amante, neanche un minuto dopo la dolorosa separazione.

Quando siamo alla fine di un amore, piangerà soltanto un cuore, perché l’altro se ne andrà” cantava Don Backy.

E allora mai l’indifferenza risulterà più giustificata, per quel piccolo uomo che forse quei colori non li ha mai traditi, perché di fatto non li ha neanche mai amati. Si è dimostrato un amore malato, finto, di puro interesse.

Un amore di cui la maglia viola non sentirà mai la mancanza. Perché il serbo potrà avere grandi fortune ovunque andrà, ma si porterà sempre dietro quella maledizione di chi, a Firenze, ha voltato le spalle. Chiedere al giovane Chiesa.

E non esiste persona al mondo che possa ritenersi fortunata, nella propria vita, se considerata dalla gloriosa Fiorenza non più come un amore, tantomeno come un amico, semplicemente come un corpo che per sempre resterà estaneo alla magia che questa città sa regalare ai propri figli.

Chiedere al “ragazzo che gioca guardando le stelle”, il Divino Antonio, cosa significhi tutto ciò e quanto un Amore puro non si possa comprare con un libretto degli assegni.

Il serbo, tornando a Firenze, si aspetterà certamente i fischi, probabilmente le offese. Sarebbe capace di trarne perfino ancora più forza, per la freddezza del suo cuore, per poi magari farci ancora più male.

Ma il silenzio, l’indifferenza, quelli potrebbero essere devastanti perfino per un “ice man” come lui.

Perché possa capire, semmai ne avesse ancora il dubbio, che per noi è stato, è, e sempre sarà, soltanto una serie di numeri su qualche almanacco. E tornare in una città come Firenze, nella totale indifferenza del suo popolo, è senz’altro il peggior supplizio da regalare in eterno al serbo.

Come regalo di una Città che non potrà mai vantare di essere stata davvero sua. Neanche per un solo giorno. Neanche come turista.

Per ogni suo compleanno

#finoallafineDV7

Alessandro Mazzoni

2 pensiero su “Lettera ad un serbo che merita solo indifferenza.”

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