E’ risaputo che la piazza di Firenze sia tutt’altro che una piazza facile.
Per la storia della squadra, per il peso della città, per le pressioni dei tifosi. Tutte cose note.

Che rischiano di minare la salute di coloro che siedono sulla panchina viola. Soprattutto per coloro che non fanno solo “il loro lavoro”, ma che con Firenze e la Fiorentina hanno un legame di cuore.

E’ successo con Prandelli, tornato “a casa” per amore dei suoi colori, costretto a dimettersi perchè non reggeva più fisicamente e psicologicamente. Almeno questa è stata la lettura data.

Sta succedendo con Beppe Iachini, che rispetto a Cesare è molto più giovane e dal carattere sicuramente più guerriero.
Lo ha detto esplicitamente nell’intervista pre partita: “A fine stagione prenderò la mia strada, non perchè non sia legato a Firenze, ma perché qui non faccio solo l’allenatore, ci rimetto pure la salute“.

A cosa si riferisca, nello specifico, non è dato saperlo.

Sicuramente non alla pressione dei tifosi, perché con gli stadi chiusi non ci sono state certo le contestazioni che la squadra avrebbe anche meritato, in certi frangenti. Qualche striscione, quello sì, ma niente più.

E allora la tensione sarà probabilmente da ricercarsi nella troppa passione viola, quando oltre al proprio lavoro ci sono ragioni di cuore. Che rischiano di logorarti il doppio.

Cesare e Beppe sono due persone legate a doppio filo con la città e con i suoi colori.

E certamente per loro, soprattutto per loro, dover lottare quotidianamente col peso di rischiare di portare una città come Firenze, la loro città, in Serie B, non deve essere stato assolutamente facile.

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